Juventus-Genoa 0-0: Sempre peggio!

Ieri è andata in scena un’altra partita deprimente della Juventus che, tra le mura di casa, non è riuscita ad andare oltre lo 0-0 contro il Genoa. Si doveva vincere, sia per onorare Giovanni Trapattoni che compiva 85 anni, sia soprattutto per la classifica che sta diventando davvero pericolosa. Come già detto la settimana scorsa nel dopo Juventus-Atalanta, la situazione si sta facendo preoccupante e ora anche il tanto decantato posto in Champions è in serio pericolo. 

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Il piano per il quarto posto procede spedito

Il brutto pareggio interno contro l'Atalanta segna l'ennesimo stop della Juventus che, nelle ultime 7 partite, ha racimolato la miseria di 6 punti. Ora, dunque, non solo è tramontata la corsa scudetto, ma è stato perso il secondo posto ed è in pericolo perfino la qualificazione in Champions.

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Stavolta non è tutto da buttare

A Napoli la Juventus ha perso, acuendo il momento difficile che ormai ha portato il Milan a un solo punto e il quarto posto a 6 punti. Tuttavia, tre le onde della tempesta si è intravisto qualcosa di buono, perché una sconfitta non è per forza uguale alle altre. Intendiamoci, allo stadio Maradona si è sempre vista una squadra confusa e senza identità, che punta sull'improvvisazione, eppure ieri la Juventus non meritava di perdere, per niente. Per capirci, una cosa è perdere 1-0 contro l'Inter senza mai tirare in porta, un'altra è perdere 2-1 dopo aver avuto almeno 5-6 palle gol limpide: questione di punti di vista e di orgoglio.  



Una volta tanto, i bianconeri hanno giocato una partita a viso aperto, costruendo tanto e sprecando troppo. Tra gli errori di Vlahovic, un palo e tante altre occasioni buttate al vento, almeno un punto si poteva portare a casa e sarebbe stato anche stretto. Una flebile luce nella tormenta, forse l'indizio che ci stiamo davvero avviando verso la nostra Liberazione. A giugno manca ormai poco, la stagione volge al termine, ma c'è ancora da difendere il secondo posto e la qualificazione in Champions, diventata nella generale mediocrità degli ultimi tre anni un obiettivo impareggiabile, da esaltare e da sfoggiare con vanto.

Mentre c'è ancora chi dice che "giocando bene non si vince", alzando gli scudi in difesa del proprio vate(r) chiamato Massimiliano Allegri e buttando la croce sulle spalle dei giocatori, nelle retrovie, forse, c'è qualcuno che sta già lavorando al futuro della Juventus. Un futuro, si spera, molto diverso da quello recente, una svolta che forse ci tirerà fuori dalla melma di mediocrità in cui ci ha imprigionati l'allenatore e da molti considerata più buona della Nutella. 

Se, davvero, ciò che abbiamo visto domenica sera può essere considerato un moto d'orgoglio dei giocatori, alcuni dei quali si sono perfino permessi di giocare nel proprio ruolo naturale, allora aspettiamo le prossime partite per averne conferma. Uno strappo che potrebbe fare bene a tutto l'ambiente e ridare speranza a noi che, da tre anni, aspettiamo di riavere la vera Juventus, quella per cui il secondo posto significa essere soltanto il primo dei peggiori.


(Marcello Gagliani Caputo)

 

Vivacchiando vivacchiando...

Dopo un ciclo da horror, la Juventus è tornata a vincere una partita, seppur in modo a dir poco rocambolesco. L'impegno casalingo contro il Frosinone (eh sì, il Frosinone in sedicesima posizione in classifica, mica l'Inter o il Milan) è stato un'altalena di emozioni che ha visto i bianconeri prima rimontati e poi rimontare e vincere al 95' grazie a una zampata di Daniele Rugani (eh sì, proprio lui, la riserva di Alex Sandro). Il 3-2 conquistato coi denti e solo grazie a uno straordinario Dusan Vlahovic, in grado di caricarsi la squadra sulle spalle e segnare una doppietta è stato, per alcuni, una goduria infinita, per altri soltanto l'ennesimo spettacolo deprimente e privo di ogni significato se non quello matematico.



In campo si è vista la solita Juventus targata Allegri, ossia lenta, impacciata, confusa e scarica, così dopo un promettente inizio che ha portato al vantaggio, non è stata in grado di reggere l'urto del Real Frosinone che, nel giro di una manciata di minuti, ha ribaltato la situazione. C'è voluta un'altra magia di Vlahovic per ristabilire la parità e poi, nel secondo tempo, si è giocata una partita tra scapoli e ammogliati, con la Juventus che provava a segnare, ma non riusciva a creare limpide occasioni da gol e con Szczesny che ogni tanto doveva uscire dal torpore.


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Insomma, uno stadio esaurito ha assistito a un match di scarso valore tecnico e tattico e reso interessante soltanto dai 5 gol totali e dall'emozione dell'ultimo secondo che, almeno, ha giustificato il prezzo del biglietto. Ora, anche grazie al pareggio del Milan con l'Atalanta, il secondo posto è di nuovo in banca, ma difenderlo fino al termine della stagione non sarà affatto facile. Affidarsi ciecamente alla fortuna, infatti, non può bastare, perché ieri è andata bene ma alla prossima, magari, andrà diversamente. 

Da tre anni si naviga su una nave in tempesta priva di timoniere e lasciata all'improvvisazione dei marinai che, settimana dopo settimana, fanno ciò che possono. Alcuni di loro (Federico Chiesa, per esempio) sono stati costretti a diventare mozzi, umiliati e fischiati per colpe non proprie, altri (Filip Kostic), invece, hanno dato l'impressione di essersi stancati di fare un lavoro diverso da quello per cui sono qualificati.

Sono certo che da qui al termine della stagione, la Juventus camminerà sulla passerella, rischiando di cadere e riuscendosi a mantenere in equilibrio per miracolo, fino a quando, speriamo, all'orizzonte apparirà quel porto sicuro dove poter attraccare e ricominciare, con un vero timoniere e nuovi marinai pronti a solcare le onde e a far diventare la Juventus, di nuovo, il terrore dei sette mari. Sempre se gli armatori saranno d'accordo.


(Marcello Gagliani Caputo)

Un calvario lungo tre anni

Con il pareggio di Verona, il momento nero della Juventus prosegue, sottolineando l'assoluta mancanza di una guida sia tecnica sia in campo. La squadra vista al Bentegodi ha messo in evidenza i limiti che si trascina da tre anni, ovvero incapacità di organizzazione, poca aggressività e atteggiamento troppo attendista. Se a questi fattori, aggiungiamo delle sviste personali, come quella di Szczesny sul secondo gol del Verona, allora l'orizzonte è davvero cupo.



Per fortuna, il secondo posto è ancora salvo, vista la sconfitta del Milan, ma da dietro Atalanta e Bologna spingono, viaggiando a ritmo molto elevato e ora il quarto/quinto posto è distante soltanto 9 punti. A prescindere dalle colpe ormai sotto gli occhi di tutti, questo sarebbe il momento di stringere di ranghi e cercare di difendere con le unghie e coi denti almeno il secondo posto.

A fine stagione, poi, speriamo in una nuova pianificazione della società e in un nuovo allenatore in grado di valorizzare il materiale umano e tecnico a disposizione e di tornare a fare della Juventus una vera squadra. Ciò che infatti è mancato da quando Allegri è tornato sulla panchina bianconera è stata proprio l'identità, il gruppo e l'unità di intenti. Tanti calciatori sono stati svalutati (basti pensare a Chiesa), altri sono stati costretti ad adattarsi al volere del mister, senza poter dare il proprio reale contributo.

La nuova Juventus deve ripartire da un allenatore serio e preparato, capace di prendersi le proprie responsabilità e di migliorare i giocatori. I nomi che ogni giorno si susseguono sono diversi, i sogni dei tifosi altri e resta, comunque, lo spettro di una permanenza di Allegri che significherebbe la partenza di molti dei gioielli in squadra, sacrificati a quella che ormai è diventata una sorta di figura mitologica adulata e adorata da schiere di tifosi e addetti ai lavori, soprattutto per tornaconto personale (e poi chi li invita più in TV e radio?)

Il calvario (calcistico) che stiamo vivendo da ormai tre anni ricchi di delusioni e privi di trofei, forse sta arrivando al capolinea, ma continuiamo a essere alla mercé di un uomo a cui è stato dato un potere enorme e che, diverse volte, ha danneggiato squadra e società. Cambiare rotta sarebbe un obbligo, ma purtroppo del doman non c'è certezza.


(Marcello Gagliani Caputo)


ESONERATELO!

1 punto in 3 partite, -7 dall'Inter con una partita in meno e -1 dal Milan terzo: la missione di mister Allegri per il quarto posto procede spedita, in barba a chi fino a ieri sera lo ha acclamato allo stadio, paragonandolo a Marcello Lippi, l'ultimo allenatore della Champions. Uno spettacolo indegno per almeno metà della tifoseria bianconera ormai stufa della gestione scellerata ed egocentrica di Allegri che in tre anni ha trasformato la Juventus in una squadretta da quattro soldi.



La sconfitta interna con l'Udinese è la prima di questa stagione all'Allianz ed è davvero molto dura da digerire, sia perché segna il tramonto dei sogni scudetto, ormai impossibile sia perché ha evidenziato una squadra del tutto fuori controllo, priva di una guida fuori e dentro il campo, confusa e senza identità. Una situazione a cui dovremmo essere ormai abituati, visto l'andazzo da quando Allegri è tornato in panchina, ma che ogni volta fa sempre più male, almeno a chi tifa Juventus e non l'allenatore. Anche ieri sera abbiamo assistito a una partita che ha fatto male al calcio (e alle tasche di chi era allo stadio), una prestazione indegna da tutti i punti di vista: tecnici, tattici e di spettacolo.

A questo punto la misura è colma e le parole scriteriate di ieri sera di Giuntoli, il quale insiste ancora a dire che la Juventus vorrebbe andare avanti con Allegri non fanno altro che inasprire ancora di più l'ambiente. Chi (e purtroppo sono ancora tanti) non si è reso conto che il ritorno di Allegri sulla panchina bianconera è stato l'errore più grosso dopo Calciopoli, mente a se stesso e a tutti. Quanto accaduto nelle scorse stagioni e quanto sta accadendo in questa ha palesato tutti i limiti di un allenatore ormai in preda a un delirio d'onnipotenza, alimentato giorno dopo giorno da una schiera di leccapiedi che lo venerano per interessi personali. 

A farne le spese, siamo noi tifosi, condannati a uno spettacolo indegno ogni settimana (perfino quando si vince), la Juventus, danneggiata nell'immagine e nel blasone e i migliori giocatori, considerati, a settimane alterne, bidoni e sopravvalutati. Con le sue scelte incomprensibili, ieri sera Allegri ha condannato la sua squadra a una sconfitta pesantissima, evidenziando uno stato confusionale che, d'altronde, lo ha contraddistinto da quando è tornato a Torino. 

Una volta si diceva "a mali estremi estremi rimedi", dunque la soluzione ci sarebbe, ovvero esonerarlo, ma tutti sappiamo che non avverrà, sia per questioni contrattuali sia per questioni personali. Allegri gode di un seguito enorme, formato da tifosi, giornalisti, opinionisti e amici pronti a gettarsi sul fuoco per lui (vero Galeone? Vero Pjanic?). Il nostro destino è segnato, dovremo trascinarci fino al giugno nella speranza di vederlo andare via, magari dall'Italia e il più lontano possibile, così da poter tornare ad amare il calcio e la Juventus. 


(Marcello Gagliani Caputo) 


Una Juventus piccola piccola

Dopo settimane di attesa e tante speranze, lo scontro diretto tra Juventus e Inter non è andato come molti prevedevano, oppure (se vogliamo vederla come il sottoscritto) come tanti si aspettavano. A San Siro, infatti, è andato in scena uno spettacolo molto deprimente per i supporter bianconeri, ancora una volta traditi nel momento più importante. Nonostante la mancanza di impegni extra e la possibilità di preparare la partita tutta la settimana, in campo è scesa una squadra il cui unico pensiero era "non prederle", dunque tutti dietro la linea della palla, catenaccio e contropiede, sperando nell'episodio fortunato.



Un film che, negli ultimi tre anni, si è ripetuto a ogni scontro diretto e quest'anno che in gioco c'era lo scudetto, è stato perfino peggiore del passato. Il diktat di Allegri, come al solito, è stato di giocare per il pareggio, affidandosi alla Provvidenza. Stavolta, però, non è andata come sperato e ora i sogni di tornare in vetta alla classifica sono ridotti al lumicino. Con l'Inter avanti di 4 punti che potrebbero diventare 7 con la partita che i nerazzurri devono ancora recuperare, ciò che fino a qualche giorno fa sembrava una possibilità concreta è tornata a essere un'illusione, per buona pace dei tifosi e grande giubilo di Allegri che prosegue la sua crociata per il quarto posto.

Dal punto di vista tecnico, la partita ha messo in mostra tutti i limiti di atteggiamento della Juventus, scesa in campo rinunciataria e passiva, con Vlahovic e Yildiz abbandonati in avanti e tutti a difendere. Dunque, una volta passati in svantaggio, cambiare marcia è diventato quasi proibitivo e, anzi, in alcuni frangenti è sembrato che la squadra volesse "difendere" il passivo minimo. 

Le carte per giocarsela fino all'ultimo c'erano tutte e la tanto decantata differenza tecnica tra le due squadre non si è vista, anzi. Con un approccio diverso e un atteggiamento più convinto, la Juventus si sarebbe potuta giocare la partita senza problemi, rischiando anche di vincere. Invece, non si è mai vista la voglia di offendere, di attaccare, di portare a casa il bottino. Un'inaccettabile arrendevolezza figlia di una filosofia da provinciale, in cui la mediocrità è padrona, ma per cui, come spesso accade, sono stati messi sulla graticola i giocatori.

Dopo due stagioni fallimentari, anche questa sembra destinata a terminare in modo per nulla soddisfacente e l'unica speranza (come d'altronde anche negli anni passati) è che la società decida di dare una sterzata all'ambiente e di cambiare registro e allenatore. Queste continue umiliazioni a cui Allegri e la sua banda ci stanno sottoponendo non è più accettabile e non si tratta di "bel gioco" contro "risultatismo", si tratta soltanto di far tornare la Juventus quella che era una volta, ovvero una squadra per cui il quarto posto non può essere un traguardo. 


(Marcello Gagliani Caputo)

Juventus-Empoli 1-1: Un brusco stop

L'inatteso pareggio casalingo contro l'Empoli ha segnato un brusco stop nella rincorsa al primo posto della Juventus. Dopo le belle e convincenti vittorie delle settimane scorse, ci si aspettava molto di più dagli undici di Allegri che, invece, si sono lasciati irretire da una squadra rognosa ma ampiamente alla propria portata, perfino in 11 contro 10. 



Il motivo della pericolosa frenata non può certo essere individuato soltanto nella prematura espulsione di Milik, ma va esaminato in modo molto più ampio e, soprattutto, fuori dal campo. Le scelte iniziali di formazione, infatti, hanno subito suscitato grandi perplessità, sia per l'utilizzo di un giocatore come Alex Sandro, ormai fuori dai progetti della Juventus, sia per l'inattesa panchina di Yildiz, uno dei calciatori più in forma della squadra.

Se a questo aggiungiamo il solito atteggiamento attendista e poco coraggioso, ecco che la frittata è fatta. Perfino quando la Juventus è andata in vantaggio con il solito Vlahovic, il modo di stare in campo non è mutato e la rete del pareggio dell'Empoli ne è stata la dimostrazione, visto che prima del tiro di Baldanzi, peraltro tutto tranne che imprendibile, c'erano ben 7 giocatori bianconeri su 9 dentro la propria area di rigore, un vero Fort Apache. Insomma, un gol figlio di varie cause, attribuibili sia alla squadra (troppo bassa) sia ai singoli (Szczesny poteva fare molto meglio).

La conseguenza dello scivolone è stata pesante, perché l'Inter è tornata in vetta e ha anche una partita in meno. A questo punto, la corsa della Juventus si fa in salita, ma soprattutto sarà condizionata dalle scelte di Allegri che non perde mai occasione per dimostrarsi arrogante, sottovalutando gli avversari e penalizzando i propri giocatori nel nome di un discutibile quanto insopportabile "qui comando io".

Manca ancora parecchio al termine della stagione, dunque non bisogna perdere le speranze, ma sappiamo già che il percorso sarà colmo di ostacoli. La vera preoccupazione è la consapevolezza che tali ostacoli non sempre vengono messi dagli avversari. 


(Marcello Gagliani Caputo)

A tutto Dusan!

Settimana dopo settimana, la Juventus continua a sorprendere, grazie soprattutto a un ritrovato Dusan Vlahovic, autore di 5 gol in 3 partite e ora secondo soltanto a Lautaro Martinez nella classifica cannonieri. La rinnovata vena realizzativa del centravanti serbo aumenta esponenzialmente le possibilità dei bianconeri di lottare per lo scudetto contro un'Inter impegnata su diversi fronti e che, dunque, potrebbe lasciare qualche punto per strada.



Il primo posto conquistato dopo la larga vittoria di Lecce, seppur provvisorio è comunuque sintomo di una squadra ritrovata, in cui, da un lato, l'allenatore ha, forse, mollato le briglie, e dall'altro, i giocatori hanno ritrovato compattezza ed entusiasmo. Le ultime prestazioni, condite da una buona quantità di gol, cosa rarissima negli ultimi tempi, dimostrano che qualcosa potrebbe essere cambiato all'interno della Juventus, nonostante Allegri continui la sua personale battaglia per il quarto posto.

Che si tratti di autogestione o di un nuovo equilibrio di spogliatoio, in questo momento i bianconeri sono i principali rivali dell'Inter, ancora favorita per lo scudetto e fresca vincitrice della Supercoppa Italiana. Ed è importante sottolinearlo anche alla luce degli infortuni che hanno costretto la Juventus a fare a meno di Rabiot e Chiesa, il che dimostra, ancora una volta, la validità e la forza della rosa bianconera, fino a oggi troppo sottovalutata dai tifosi e giornalisti.

Con questi presupposti, la corsa al titolo si preannuncia entusiasmante, ma un primo verdetto potrebbe arrivare già tra poche settimane, quando Juventus e Inter si troveranno l'una di fronte all'altra, con l'obiettivo di dare un segnale chiaro e netto su chi prevarrà a fine stagione. I bianconeri ci arriveranno, con tutta probabilità, sull'onda dell'entusiasmo di una rincorsa su cui pochi, fino a qualche mese fa, avrebbero scommesso, mentre i nerazzurri risentiranno, invitabilmente, della pressione dei favoriti. 

In questo senso, decisivo sarò l'atteggiamento con cui gli undici di Allegri scenderanno in campo nello scontro diretto, perché nonostante la larga vittoria, anche a Lecce si è visto un primo tempo deludente e sottotono. Un improvviso ritorno al passato che soltanto le prodezze di Vlahovic hanno mascherato.


(Marcello Gagliani Caputo)



Cacciatori di lepri (o di ladri?)

Nonostante la filosofia allegriana "obiettivo quarto posto", anche dopo la 20ma giornata di Campionato, la Juventus tallona l'Inter prima in classifica, in attesa dello scontro diretto in programma i primi di febbraio. Come apprezzato nelle scorse settimane, anche contro il Sassuolo si è vista una Juventus in salute e in fiducia, con un centravanti finalmente in forma e messo nelle condizioni di fare gol e una squadra più dinamica e vogliosa di far bene, tanto da aver virtualmente chiuso il match già nel primo tempo.


Lanciata sia in Campionato che in Coppa Italia, questa Juventus può dire la sua fino al termine della stagione, alla faccia delle apocalittiche dichiarazioni e previsioni di inizio anno e di alcune brusche cadute che, in questo momento, sembrano soltanto vecchi ricordi. Certo, bisogna ancora crescere e migliorare dal punto di vista dell'atteggiamento, a tratti ancora troppo pavido e difensivo, ma di passi avanti ne sono stati fatti parecchi, almeno in campo.

La rosa della Juventus, definita "scarsa" a giorni alterni e in base alle convenienze del momento, sta dimostrando di avere valore e di poter contare su autentici fuoriclasse presenti (Vlahovic e Chiesa) e futuri (Yildiz). Materiale umano che, in mano a un vero allenatore, potrebbe fare la differenza sia in Italia sia in Europa. Tuttavia, al momento dobbiamo accontentarci di fare la parte dell'inseguitore alla "guardie e ladri" come ha scherzato(?) ieri sera Massimiliano Allegri.

Al netto di polemiche e recriminazioni, questa Juventus sta dimostrando, partita dopo partita, di avere uomini oltre che calciatori, in grado di superare ogni ostacolo e di andare oltre i vecchi e obsoleti dettami tattici del proprio allenatore. Così, nonostante il "fattore Allegri", continuiamo a stare lì e a mettere pressione a un'Inter apparsa molto nervosa nelle ultime settimane, oltre che sfacciatamente aiutata da errori arbitrali.

Solo il tempo ci dirà se questa Juventus riuscirà nell'impresa di smentire i tanti, troppi, gufi di inizio stagione che hanno sparato a zero sulla squadra, su Vlahovic, su Chiesa e su chiunque gli capitasse a tiro purché non fosse Allegri. Una lotta intestina che se non ha fatto bene alla tifoseria, forse ha dato qualche stimolo in più ai giocatori. 


(Marcello Gagliani Caputo)